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mercoledì 18 novembre 2015

Non soffro più di solitudine

Dopo tre tentativi di suicidio, Tibor ha trovato il senso della sua vita
Tibor, di Praga, ha avuto un passato terribile. Quando aveva un anno, la madre è stata condannata a 12 anni di carcere. Poi suo padre è morto e lui è stato cresciuto in un istituto. Qui ha vissuto nella derisione e nell'isolamento. Quando la madre terminò di scontare la sua pena, andò a vivere con un ubriacone che spesso la picchiava. Tibor ha raccontato il suo calvario:

"Le esperienze che ho fatto nell'istituto e poi a casa con mia madre sono state terribili. Cominciai ad odiare gli uomini.

Quando mia madre mi cacciò di casa dovetti tornare in istituto. Mi ammalai di malattie psichiche e mi tagliai le vene. I medici riuscirono a salvarmi. Un'altra volta ingoiai 500 pasticche, ma le dovetti vomitare e rimasi in vita.

Quando una psicologa giovanile mi rinchiuse in una stanza, fui preso dal panico e mi piantai un lungo coltello nello stomaco. Di nuovo i medici riuscirono a salvarmi, ma fui ricoverato in una clinica psichiatrica. Un medico pio mi preservò dal manicomio. Per decisione dell'ufficio tutorio, finii in una famiglia credente che si occupò di me gratuitamente. I miei genitori adottivi mi fecero battezzare nella chiesa cattolica. A quel tempo avevo molti complessi, soffrivo di solitudine e di profonde depressioni. La mia madre adottiva pregava molto per me. Mi chiese di andare a Medjugorje. Quando mi trovai lì, mi sedetti davanti alla chiesa a riflettere, pieno di dubbi. Dei pellegrini vennero da me e mentre conversavamo mi sentii improvvisamente molto contento e provai una profonda pace.

Caddi di nuovo in una profonda depressione. Piangevo e piangevo, rimproverando aspramente la Madonna. Le chiedevo:

"Perché mi lasci piangere così se sei qui?". Allora venne da me un sacerdote, mi pose le mani sul capo e mi benedisse. Dopo questa benedizione sentii un grande sollievo. Ero contento e provavo un amore sincero per il prossimo.

Sulla collina delle apparizioni vissi un'altra esperienza davvero straordinaria. Lì piansi come non avevo mai fatto prima in vita mia. Lentamente mi avvicinai alla grande croce e misi le mani sui piedi del Crocifisso. lmprovvisamente avvertii un forte colpo di vento che scosse la croce da una parte all'altra. In quel momento nacque in me l'anelito al sacerdozio.

Non soffro più di solitudine perché ho trovato Dio e Maria. Vengo volentieri in pellegrinaggio in questo luogo a pregare per la mia completa dedizione a Dio come sacerdote. Sempre più chiaramente sento il desiderio di guidare gli uomini alla fede in Dio". 

Fonte:http://medjugorje.altervista.org/doc/testimonianze/petar.html

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